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IL DOMINIO DEL CLOUD IBRIDO TRA STORAGE E BACKUP

Secondo NetApp la sicurezza dei dati è tra le motivazioni di una scelta di cloud ibrido diffusa e preferita

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ICT News, | 10 Marzo 2017

Si parla di cloud, o meglio di quel cloud che come “servizio componibile” le aziende stanno decidendo di annoverare tra i propri acquisti nel 2017. Un pezzo per volta, as a service, con investimenti che crescono man mano nel tempo, a progetti avviati. Un cloud su misura quello che i nostri lettori ricercano come l’andamento del mercato conferma: il volume di spesa complessiva raggiunta nel 2016 dai servizi di cloud computing è stato di 3.152 milioni di euro, con un tasso di crescita annuo del 19,5% secondo Assintel, testimoniando il passaggio da una fase di early adoption a un momento di adozione più ampio. Il 64% di grandi imprese (in un panel di 1.000 aziende end user) dichiara di avere intrapreso progetti di sperimentazione e prototipizzazione, così come il 24% di esse dichiara investimenti al di sopra di 1 milione di euro in servizi di cloud computing. Nel quadro di insieme rientrano i programmi della PA per la razionalizzazione dei datacenter ma anche l’espandersi del cloud anche tra le piccole realtà aziendali, ovviamente con un investimento non così sostenuto. “Il cloud computing inizia a mostrare i suoi reali benefici e la sua vera efficacia come fondamentale digital enabler dell’intero sistema Paese – recita il rapporto Assintel – sicuramente l’abilitatore chiave nella modernizzazione del data center e la sua evoluzione verso modelli realmente software defined”.
Ma cosa cercano le aziende italiane? Temono progetti complessi? Sono convinte che il cloud oltre che essere un abilitatore sia anche un “semplificatore” dei loro processi? Lo adottano anche le nostre pmi? Lo abbiamo chiesto ai nostri lettori e ad alcuni vendor attivi su questo mercato, per capire se domanda e offerta hanno oggi un punto di incontro.

Netapp ha commissionato un sondaggio a Opinion Matters coinvolgendo 750 Chief Information Officer (CIO) in Europa (Uk, Francia e Germania i Paesi interessati) per indagare l’adozione del cloud e il paradigma maggiormente utilizzato.

I risultati evidenziano la dominante dei modelli di cloud ibrido, con la conferma dell’uso di una combinazione di cloud pubblico e privato nel 69 percento dei casi in Germania, 61 percento in Francia e 58 percento nel Regno Unito.

Comune in tutti i Paesi la preoccupazione per la sicurezza (sempre oltre il 50 percento), nel senso che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, proprio la scelta di soluzioni cloud secondo i CIO tuteli maggiormente la protezione dei dati.

Sono serviti gli scettici: affidare i propri dati a cloud provider non è percepito come un rischio per la sicurezza, anzi, e tutti e tre i paesi hanno inserito inoltre flessibilità (55 percento) e riduzione dei costi (54 percento) come motivazioni principali. Francia e UK sottolineano inoltre la facilità d’uso, mentre, come emerge quasi sempre da queste indagini resta rilevante su tutto, in Germania, la protezione.

I diversi Paesi condividono anche la scelta di affidarsi a partner diversi. Per il cloud ibrido vengono preferiti service provider locali (26 percento nelle diverse nazioni si affida ad essi), mentre i service provider e i system integrator globali sono preferiti in misura minore (17 percento).

Comune l’adozione del cloud per i servizi di storage e backup con appena il 3 percento degli intervistati (globale) che dichiara di non utilizzare ancora alcun servizio cloud, senza particolari altre correlazioni relative alla dimensione dell’azienda.

L’analisi sull’utilizzo del cloud per storage è backup porta alcune osservazioni interessanti. Si affidano al cloud per il file storage in UK oltre il 55 percento degli intervistati, circa il 50 percento per i database, e solo il 40 percento per analytics, Saas e disaster recovery.

Si può fare una riflessione piuttosto sul fatto che rispetto alle enormi potenzialità del cloud computing, a distanza di anni, prevalgano ancora utilizzi relativamente di base. E’ significativa infatti la riduzione dell’adozione in percentuale già solo in ambito Saas.

Così come permangono criticità proprio legate alla regolamentazione dei dati che resta, in Europa, una vera sfida. Il 25 maggio 2018 diventano effettive le conseguenze della regolamentazione GDPR: c’è un gruppo di CIO che ancora ammette di “non sapere che cos’è il GDPR”: il 10 percento nel Regno Unito, il 9 percento in Francia e l’8 percento in Germania. Aggiungiamo, con ironia, che probabilmente i loro posti di lavoro saranno a rischio.

Le risposte dei nostri lettori  evidenziano quattro trend: la maggioranza delle aziende ha già adottato soluzioni cloud (il 62% le ha già in casa ma solo il 15% sta valutando di adottarle nel 2017), con un bilanciamento quasi perfetto tra cloud pubblico, privato e ibrido (27%, 29%, 27%) a sopresa rispetto ai vendor che spingono verso soluzioni ibride, componibili (lo vedremo nel corso dell’inchiesta, nelle loro risposte). I servizi già ad oggi in cloud sono quelli più intuitivi (posta e collaboration pesano per il 65%) anche se la parte di storage, vista l’enorme mole di dati da gestire, segue a buon passo (59%). Crm e Analytics crescono al 30%, un andamento che anche alcune vendor (vedi Oracle) segnalano essere iniziato. I workload strategici rimangono però ancora in casa (14%), e il grande salto verso il cloud sarà dato proprio dallo spostamento delle operazioni più a valore, ma si parla di processi più complessi che implicano l’assenso di tutti i livelli di management aziendali. Infine, i lettori amano affidarsi a partner dedicati al cloud: in questo caso system integrator (42%) e  cloud provider (42%) sono gli interlocutori più ricercati  che riescono a calarsi nella singola realtà per portare avanti  processi consulenziali nell’adozione del cloud, sia esso per ridefinire l’infrastruttura, la piattaforma o anche semplicemente il software.
I vendor, che spingono la tecnologia, sanno di doversi affidare a questi partner per andare a cogliere i desiderata delle aziende.

Oltre che ai lettori, abbiamo rivolto ai vendor tre domande, per capire dal loro punto di vista qual è il livello di adozione di questa tecnologia, se ci sono strumenti concreti per guidarne il passaggio, e quale potrebbe essere la roadmap per spingere il cloud nei progetti di digital transformation delle aziende italiane.

inchiesta 4A livello generale ne è emerso grande interesse, con un livello di adozione più alto del passato ma ancora strada da fare. Persistono barriere all’adozione, tra tutte anche la frammentazione dell’offerta e di soluzioni fra loro non interoperabili. Se da una parte le aziende richiedono maggior flessibilità, dall’altra è bene indirizzare le loro richieste con una semplificazione dell’offerta tecnologia, sulla quale si trovano a dibattere Cio e linee di business. Ma vediamo nel dettaglio come i vendor hanno risposto alla nostra prima domanda:
A che punto è il livello di adozione delle aziende italiane dal vostro punto di osservazione e dai vostri dati? Quali i passi fatti nell’ultimo anno, quali le scelte ancora da affrontare?
Rispondono i manager di Oracle, Microsoft, Ibm, Red Hat, Fujitsu, Intel, Dell Emc, Vmware e Amazon Web Services.

Adozione si, adozione no

I dati confortano tutti i vendor. A livello mondiale, IDC stima che più dell’80% delle organizzazioni IT Enterprise sceglieranno architetture di Cloud Ibrido entro la fine di quest’anno e Gartner afferma che il cloud ibrido sarà la più comune forma di utilizzo del Cloud. Un recente sondaggio di Forrester Research, condotto per conto di Ibm su oltre 1.000 clienti, ha rilevato che il 38% delle aziende sta realizzando modelli di cloud privati, il 32% cloud pubblici e il 59% sta ricorrendo a forme di cloud ibrido. Sembra, a livello generale, che ormai tutte le imprese abbiano compreso che il cloud rappresenti un forte abilitatore della business transformation, un acceleratore che consente di accedere con facilità a servizi ad alto contenuto di innovazione (“pensiamo a servizi di cognitive computing, di IoT, di Industry 4.0 e blockchain” precisa Ibm) di collaborare con tutti i soggetti dell’ecosistema, di pagare i servizi a consumo, di comporre i servizi desiderati, di far evolvere la propria infrastruttura IT con risorse immediatamente disponibili, pagabili in base all’effettivo utilizzo e con le caratteristiche di elevata affidabilità e sicurezza richieste dalle imprese.

 

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