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Cosa bisogna sapere sul Fog Computing (o Edge Computing)

UNA NUOVA ARCHITETTURA PER L’INTERNET DELLE COSE

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Industry Transformation, | 16 Gennaio 2018

Lo shop floor e la catena di montaggio stanno diventando sempre più connessi. Aumenta il numero di dispositivi come fotocamere 3D, macchine a controllo numerico di ultima generazione e sensori di varia natura che generano dati da analizzare in tempo reale per indirizzare al meglio la produzione. Le reti Internet sono sempre più intasate e risulta impossibile rielaborare le informazioni salienti in tempo utile. Questa evidenza impone ai plant manager e ai responsabili IT di ripensare le architetture di gestione dei dati provenienti dagli impianti.

Il Fog Computing, o Edge Computing, è un nuovo approccio che permette di ridurre l’uso della banda dati operando una prima scrematura dei record provenienti dai sensori, che saranno analizzati laddove sono in grado di produrre il massimo beneficio, ovvero nello shop floor e non, invece, come avveniva in passato, nel data center. Cloud, sensori e oggetti intelligenti, reti wireless 5G, connessioni M2M (Machine-to-Machine) sono le tecnologie abilitanti dell’Edge Computing, che permette di distribuire fisicamente capacità di calcolo o storage interponendosi tra il Cloud e gli utenti finali, mettendo a disposizione delle applicazioni analitiche file e risorse generalmente accessibili solo attraverso una connessione alla Rete.

COSTRUIRE UN’ARCHITETTURA BASATA SULLA FOG COMPUTING PERMETTE DI AVERE UNA SERIE DI VANTAGGI:

  • minimizza la latenza, molte azioni vengono prese molto vicino al luogo dove c’è l’azione;
  • permette un risparmio di banda, evitando di sovradimensionare la banda verso il Cloud;
  • risolve alcuni problemi di sicurezza poiché molte delle decisioni sono prese all’interno di una sottorete e non sono soggetti a rischi che derivano dall’internet esterno.

L’Egde Computing o Fog Computing è una componente sempre più importante delle infrastrutture IoT (Internet of Things), specie nei casi in cui si renda necessaria una risposta tempestiva e autonoma da parte dei dispositivi, sulla base degli input ricevuti. Ciò è particolarmente vero in settori come l’automotive, dove i dispositivi IoT rivestono un ruolo decisivo per la sicurezza delle persone, o l’industria manifatturiera, dove la capacità delle macchine di agire autonomamente in base alle circostanze è uno degli ingredienti principali dell’Industria 4.0. Ma un po’ ovunque la mole di dati raccolta tramite i sensori connessi in rete richiede soluzioni che consentano prestazioni sufficientemente performanti.

Le stime di sviluppo della IoT prevedono la diffusone di un numero di dispositivi IoT che va da 25 a 50 miliardi, cioè una quantità che potrebbe arrivare fino a 7 dispositivi per abitante della Terra. È difficile pensare che ci sia un’infrastruttura cloud in grado di processare in tempo reale la quantità di dati che tali dispositivi genererebbero, a causa sia delle imitazioni di banda che del tempo di latenza, fattori entrambi impliciti nelle infrastrutture di rete.

Dunque per rendere davvero utili gli oggetti IoT che sono disseminati ormai ovunque, è indispensabile spostare quanta più intelligenza possibile dal cloud verso l’edge, ovvero la parte periferica dell’infrastruttura IoT.

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